incipit

Il 28 giugno 1928, un giovedì, Maria Verrisi dà alla luce il suo primo e unico figlio, fra quattro pareti umide all’ombra di Sant’Eulalia, dove, undici anni prima, aveva sognato un romantico futuro insieme al suo defunto marito.

mercoledì 21 dicembre 2011

Primo commento su Nobile...

Ho appena finito di leggere il tuo libro e mi ha veramente emozionato. Stranamente però, non mi ha emozionato come solitamente emozionano i libri..Mi ha emozionato come mi emoziona una bella canzone, una di quelle ballate di De Andrè o Guccini, perchè ha la stessa poesia e la stessa musicalità. Oppure come emoziona un quadro, perchè dei dipinti ha la stessa forza espressiva, gli stessi colori e le stesse luci. Mi ha emozionato come mi emoziona la matematica, perchè la matematica è essenzialmente bellezza, armonia e verità, e il tuo romanzo è bello, armonico e vero...

In 80 pagine e partendo da un microcosmo come il quartiere di Marina, sei riuscito a raccontare la storia italiana del '900 con dovizia di particolari e quasi senza che me ne accorgessi... :) Il tuo romanzo è un gioiellino, una sintesi perfetta tra poesia, narrativa e saggistica.

Un altro grande merito di "Nobile Verrisi" è stato quello di rinvigorire il mio, in realtà mai sopito, orgoglio sardo. Ho riconosciuto nelle tue parole la mia terra e la mia gente, le donne nella loro fiera tenacia e nel loro coraggio di madri e gli uomini, piccoli ma forti, che ancora oggi combattono,con e senza armi, per qualcuno che troppo spesso li ignora. D'altronde Cagliari è solo un mucchio di paesi a forma di città, è un riassunto di tutta l'isola, è normale che ci ritrovi dentro tutta la Sardegna...

Mi è piaciuto molto il tuo parlare dei "grandi sardi" nella vita dei "piccoli sardi" mettendo in luce come in realtà siano facce della stessa medaglia. Emilio Baire, così come Emilio Lussu ha fatto innamorare una 'continentale', ha combattuto sul famoso altopiano poco più che ragazzo... Emilio Baire sarebbe potuto essere Emilio Lussu se fosse stato più fortunato.

Sono sicuramente pochi quelli che potrebbero raccontare una storia bella come quella di Nobile, per questo anche se ha sofferto così tanto e detto così tanti addii penso che in realtà sia stato davvero un uomo fortunato.

Spero che questo libro viaggi tanto e che lo leggano in tanti, perchè è un libro che merita di essere letto.

giovedì 1 dicembre 2011

primo commento su Nobile...

Ho appena finito di leggere il tuo libro e mi ha veramente emozionato. Stranamente però, non mi ha emozionato come solitamente emozionano i libri..Mi ha emozionato come mi emoziona una bella canzone, una di quelle ballate di De Andrè o Guccini, perchè ha la stessa poesia e la stessa musicalità. Oppure come emoziona un quadro, perchè dei dipinti ha la stessa forza espressiva, gli stessi colori e le stesse luci. Mi ha emozionato come mi emoziona la matematica, perchè la matematica è essenzialmente bellezza, armonia e verità, e il tuo romanzo è bello, armonico e vero...
In 80 pagine e partendo da un microcosmo come il quartiere di Marina, sei riuscito a raccontare la storia italiana del '900 con dovizia di particolari e quasi senza che me ne accorgessi... :) Il tuo romanzo è un gioiellino, una sintesi perfetta tra poesia, narrativa e saggistica.
Un altro grande merito di "Nobile Verrisi" è stato quello di rinvigorire il mio, in realtà mai sopito, orgoglio sardo. Ho riconosciuto nelle tue parole la mia terra e la mia gente, le donne nella loro fiera tenacia e nel loro coraggio di madri e gli uomini, piccoli ma forti, che ancora oggi combattono,con e senza armi, per qualcuno che troppo spesso li ignora. D'altronde Cagliari è solo un mucchio di paesi a forma di città, è un riassunto di tutta l'isola, è normale che ci ritrovi dentro tutta la Sardegna...
Mi è piaciuto molto il tuo parlare dei "grandi sardi" nella vita dei "piccoli sardi" mettendo in luce come in realtà siano facce della stessa medaglia. Emilio Baire, così come Emilio Lussu ha fatto innamorare una 'continentale', ha combattuto sul famoso altopiano poco più che ragazzo... Emilio Baire sarebbe potuto essere Emilio Lussu se fosse stato più fortunato.
Sono sicuramente pochi quelli che potrebbero raccontare una storia bella come quella di Nobile, per questo anche se ha sofferto così tanto e detto così tanti addii penso che in realtà sia stato davvero un uomo fortunato.
Spero che questo libro viaggi tanto e che lo leggano in tanti, perchè è un libro che merita di essere letto.

giovedì 10 novembre 2011

Che stai facendo Tore?

-  Che stai facendo, Tore? Perché ti spogli? Inizia a far freddo. Senti le mie mani.-
 Nobile è dritto, vicino al compagno, solleva leggermente la testa per guardarlo negli occhi. Sembrano due tizzoni che qualcuno ha spento con l’acqua.
Non c’è più luce negli occhi di Tore. Tutto s’è spento, all’improvviso, come quando si soffia sulla candela e arriva il buio, senza appello, senza vie di mezzo.
-   Che vuoi fare Tore?  -
Il bambino di Casteddu, che dalla finestra della sua stanza, ogni mattina controllava che il mare ci fosse ancora, pronto, per accogliere i suoi sogni, il giorno che avesse deciso di navigare… Il bambino di Casteddu poggia le mani sulle spalle di Nobile, pesanti come le parole che pronuncia.
-  Ricordati Nobile, si chiama Colaussi. Che gol a quei brutti ungheresi. Non fa niente se non gli prendi la maglia ma il cognome, non ti sbagliare quando lo dici. Di maglie ce ne sono tante, di Colaussi no. E di Salvatore Romano c’ero solo io.-
- Perché parli così?-


... In libreria dal 28 Novembre.

lunedì 24 ottobre 2011

Sguardi

"Il pianto del neonato riempie le piccole stanze, si fa strada fra le mura del vecchio stabile e sale per la tromba delle scale.
 Il Maestro batte i pugni sul parapetto del pianerottolo al primo piano, da dove attendeva. A denti stretti esclama “Si…”, e un grido gli si strozza in gola. Gli occhi umidi si appigliano a sfocati dettagli e immagina quel pianto prendere forma fra le braccia della madre esausta. Gambette e braccine che si protendono, mani che si aprono e chiudono ritmicamente: è l’aria inconsistente che avvolge il corpicino, non più il caldo liquido che lo proteggeva nel ventre di Maria. I polmoni si gonfiano, è un’esplosione, come d’energia che sprigiona da una stella.
D’intorno, vuoto e luce: è dolore, è nascita. Il mondo immenso si contrae un poco per fare spazio a una nuova vita.
Maria ride, piange, gioisce e singhiozza, senz’altro pensare che a suo figlio.
La levatrice pulisce, solerte, bimbo, mamma e pavimento, mentre, le altre due figure, la grande e la minuta, si abbracciano, e ognuna trova sollievo e pace nel respiro dell’altra.
Quando il presente si raccorda al passato e il trauma diviene un eco che svanisce, si può andare avanti, secondo il desiderio di Maria."
Tratto da "Nobile Verrisi", in libreria dal 28 Novembre


martedì 4 ottobre 2011

le donne sarde

Le donne sarde, madri e mogli, fiere del nero segno del coraggio che esprimevano le loro vesti, camminavano a testa alta nelle vie, come a dire: “Guardatemi, io ho pagato anche per voi il conto che ci presentava la Patria”.
Nell’intimo delle loro stanze silenziose, però, a denti stretti, soffocando le lacrime, chiedevano a Dio perché non avesse lasciato i loro uomini al campo, o a spingere un carretto, com’era stato scritto e così doveva rimanere.
Così, negli anni peggiori del secolo, per odio o malattia, ovunque si camminasse, vesti scure attraversavano lo sguardo.

Tratto dal romanzo.


sabato 24 settembre 2011

giovedì 22 settembre 2011

Emilio Lussu

"Non è un semplice corteo. I cori e le grida sono rivolti a un personaggio in particolare: l’Onorevole Emilio Lussu, uno dei fondatori del Partito Sardo d’Azione, antifascista dichiarato, quindi sovversivo anch’esso. “A morte Lussu”, grida la calca, come s’egli fosse in qualche modo coinvolto con i fatti di Bologna.
La forza pubblica non può niente contro la ressa ostile: chi entra nel portone, chi cerca una via dal retro, chi si arrampica sul balcone. Il Maestro, impietrito e sgomento, con le mani tese davanti alla bocca, discosto e muto, sta.
All’improvviso, uno sparo ammutolisce la ressa vociante, un corpo senza volontà, crolla dal balcone dell’avvocato Lussu, quello sopra la vetrina del fotografo Nissim. La folla sgomenta, in poco si dirada, scompare, lasciando sul selciato della piazza, mazze, legni e il corpo senza vita di un giovane. Il Maestro, attonito, rimane, fino a quando, i Regi Carabinieri si allontanano con il deputato in mezzo, in stato d’arresto, poi vaga, senza disegno, per i vicoli familiari del quartiere."

Tratto dal romanzo "Nobile Verrisi" in uscita a Novembre 2011 per "LARIFLESSIONE - Davide Zedda editore"

domenica 18 settembre 2011

Maria e il Maestro

Maria, la madre di Nobile, e il Maestro, stranieri in una terra straniera, in un tempo in cui i sorrisi e le grida venivano sopraffatti dai boati dei bombardamenti...

sabato 3 settembre 2011

il '43 fu solo polvere

Il ’43 fu solo polvere…
Alla Marina e nel resto di Cagliari. Ma potrei sostituire la Marina con Trastevere, Cagliari con Roma. O con Napoli, Londra, Dresda. Il ‘43, ovunque, fu solo polvere. Le bombe, gli spezzoni, i palazzi che crollano e lasciano scheletri di cemento e mattoni, i sacchi di sabbia sventrati, vetri in frantumi, rotaie divelte. Dopo l’urlo delle sirene, il rombo dei quadrimotori, il sibilo delle bombe, il boato dei crolli, quello che rimaneva, ogni volta, a Cagliari come a Roma, a Napoli come a Londra o Dresda, era la polvere.

Il brano che segue è tratto dal romanzo.
Il ‘43 fu solo polvere. Ovunque. Indistintamente. Nelle narici, da far deglutire a ogni respiro. Nella lingua impastata e nella gola, poi giù, fino ai polmoni.
Sembrava che l’aria non scendesse e il sangue, per osmosi, la portasse in circolo nelle arterie, quella dannata polvere, fino al cuore che faticava a pompare il poco ossigeno.
Si doveva respirare a bocca aperta e questo non faceva che peggiorare la situazione. Gli occhi arrossati lacrimavano, annebbiando ogni percezione. La realtà assunse nuove forme, e non solo per la polvere negli occhi.
Polvere anche nelle orecchie, che attutiva i rumori, le grida, i pianti… Impastata fra i capelli scarmigliati, sotto le unghie, sopra le scarpe, dentro le scarpe, nei calzini, fra le dita dei piedi.
-    Lavati la faccia.
-     Dove? Non ce n’è d’acqua.
-    Giù, in fondo alla strada.
-    Quale strada?
-    Li, all’incrocio con… dov’è la fontanella.
-    Non vedi? Non c’è più nemmeno la fontanella.
-    E allora, quelli con le bottiglie?
-    Acqua di mare.
Polvere ovunque. Sui vestiti logori, indossati giorno e notte. Sugli abiti buoni appesi negli armadi, sui piatti chiusi nelle madie, fra le lenzuola, sulla cassapanca dell’ingresso. “Chiudi la porta”, ed entrava dal buco nel tetto. “Chiudi le finestre”, e non c’era più il muro attorno. Polvere sul selciato martoriato, fra i ciottoli sconnessi. E non c’era un vento amico. Maestrale, scirocco, libeccio, ognuno, da par suo, a rinvigorire quelle nuvole di polvere. Ci si muoveva fra la polvere, come fantasmi.
Si cercava fra la polvere, in mezzo alle macerie, come topi.
Si moriva fra la polvere, sotto le macerie, come topi.
Fino a quando, in città, rimase solo la polvere.