"Il pianto del neonato riempie le piccole stanze, si fa strada fra le mura del vecchio stabile e sale per la tromba delle scale.
Il Maestro batte i pugni sul parapetto del pianerottolo al primo piano, da dove attendeva. A denti stretti esclama “Si…”, e un grido gli si strozza in gola. Gli occhi umidi si appigliano a sfocati dettagli e immagina quel pianto prendere forma fra le braccia della madre esausta. Gambette e braccine che si protendono, mani che si aprono e chiudono ritmicamente: è l’aria inconsistente che avvolge il corpicino, non più il caldo liquido che lo proteggeva nel ventre di Maria. I polmoni si gonfiano, è un’esplosione, come d’energia che sprigiona da una stella.
D’intorno, vuoto e luce: è dolore, è nascita. Il mondo immenso si contrae un poco per fare spazio a una nuova vita.
Maria ride, piange, gioisce e singhiozza, senz’altro pensare che a suo figlio.
La levatrice pulisce, solerte, bimbo, mamma e pavimento, mentre, le altre due figure, la grande e la minuta, si abbracciano, e ognuna trova sollievo e pace nel respiro dell’altra.
Quando il presente si raccorda al passato e il trauma diviene un eco che svanisce, si può andare avanti, secondo il desiderio di Maria."Tratto da "Nobile Verrisi", in libreria dal 28 Novembre