incipit

Il 28 giugno 1928, un giovedì, Maria Verrisi dà alla luce il suo primo e unico figlio, fra quattro pareti umide all’ombra di Sant’Eulalia, dove, undici anni prima, aveva sognato un romantico futuro insieme al suo defunto marito.

lunedì 24 ottobre 2011

Sguardi

"Il pianto del neonato riempie le piccole stanze, si fa strada fra le mura del vecchio stabile e sale per la tromba delle scale.
 Il Maestro batte i pugni sul parapetto del pianerottolo al primo piano, da dove attendeva. A denti stretti esclama “Si…”, e un grido gli si strozza in gola. Gli occhi umidi si appigliano a sfocati dettagli e immagina quel pianto prendere forma fra le braccia della madre esausta. Gambette e braccine che si protendono, mani che si aprono e chiudono ritmicamente: è l’aria inconsistente che avvolge il corpicino, non più il caldo liquido che lo proteggeva nel ventre di Maria. I polmoni si gonfiano, è un’esplosione, come d’energia che sprigiona da una stella.
D’intorno, vuoto e luce: è dolore, è nascita. Il mondo immenso si contrae un poco per fare spazio a una nuova vita.
Maria ride, piange, gioisce e singhiozza, senz’altro pensare che a suo figlio.
La levatrice pulisce, solerte, bimbo, mamma e pavimento, mentre, le altre due figure, la grande e la minuta, si abbracciano, e ognuna trova sollievo e pace nel respiro dell’altra.
Quando il presente si raccorda al passato e il trauma diviene un eco che svanisce, si può andare avanti, secondo il desiderio di Maria."
Tratto da "Nobile Verrisi", in libreria dal 28 Novembre


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